Forse si era arrivati a un passo dal ritrovare il corpo di Emanuela Orlandi, la giovane cittadina vaticana scomparsa a Roma il pomeriggio del 22 giugno 1983, il cui caso è diventato uno degli episodi più misteriosi e complessi di tutta la storia recente italiana. 

Ci sarebbe stata una clamorosa trattativa segreta tra il vaticano e la procura di Roma, in cui si sarebbe parlato della possibilità di far ritrovare il corpo della ragazza. 

A parlare del esistenza di questa trattativa è stato l'ex procuratore Giancarlo Capaldo, che in passato si era occupato del caso. 

Questa trattativa risalirebbe al periodo tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012, quindi all'epoca del papato di Benedetto XVI, Joseph Ratzinger. 

In quei mesi la Chiesa venne a trovarsi in forte imbarazzo per il clamore che aveva suscitato la presenza nella basilica di Sant’Apolinnare a Roma della tomba del noto boss della banda della magliana Enrico De Pedis, ucciso a Roma nel 1990.

Tutto era partito da una telefonata anonima arrivata l'11 luglio 2005 ad una nota trasmissione televisiva, che invitava a riaprire la tomba per controllare chi fosse sepolto nella cappella della basilica, e a indagare sul “favore” che De Pedis aveva fatto al cardinale Poletti. 

Questa telefonata riaccese i riflettori sulla presenza della tomba del boss all'interno di Sant’Apolinnare creando non poco imbarazzo per la santa sede. 

Per risolvere la questione, due importanti emissari del Vaticano avrebbero richiesto un incontro formale alla Procura di Roma per chiedere un aiuto per far rimuovere la tomba di De Pedis da Sant'Appolinare e risolvere definitivamente questa situazione. 

Il Vaticano per risolvere il problema avrebbe messo in campo tutto il suo potere, al punto da dare una disponibilità, su sollecitazione dello stesso Capaldo, a far ritrovare il corpo della ragazza. Precisamente, queste due personalità presero atto della richiesta del magistrato, e si riservarono di sentire alcune persone più in alto nella gerarchia e di dare successivamente una risposta. La risposta arrivò qualche settimana dopo e fu positiva. La disponibilità era quella di mettere a disposizione ogni loro conoscenza e indicazione per arrivare a far ritrovare il corpo. 

Dichiarazioni clamorose e pesantissime queste che se confermate, farebbero intravedere un possibile scenario reale in quel mare di ipotesi e di depistaggi che è sempre stato il caso di Emanuela Orlandi. Con queste affermazioni che sarebbero state fatte dai due emissari vaticani, per la prima volta si ammeterebbe prima di tutto che la ragazza sarebbe purtroppo morta, e poi anche che si conoscerebbero tante circostanze della vicenda al punto da sapere dove si troverebbe attualmente il corpo della ragazza. 

Su chi fossero questi due emissari nulla si sà, ma, a detta di Capaldo, si trattava di due personalità che in quel momento, ricoprivano cariche importanti anche sotto il profilo diplomatico. 

Capaldo si è detto comunque disponibile, se convocato in sede opportuna, a fare i nomi dei due emissari e delle altre persone presenti i questi incontri. 

Capaldo ha accennato anche a degli audio che proverebbero l'esistenza di questa trattativa. 

Qualcosa però poi bloccò tutto. Secondo Capaldo due elementi in particolare: Ia fine della reggenza dello stesso Capaldo alla procura di Roma, perché a capo della Procura venne nominato Giuseppe Pignatone, e dall’altra parte, in Vaticano iniziarono una serie di grandi manovre e di scontri sotterranei intorno alla figura di Benedetto XVI. Ratzinger da lì a un anno si dimetterà. 

L’inchiesta che stava conducendo Capaldo, che era partita nel 2006 dalle dichiarazioni di Sabrina Minardi sulla scomparsa di Emanuela Orlandi è stata archiviata nel 2015 su richiesta della procura, un’archiviazione confermata poi anche dalla Cassazione.

L'inchiesta vedeva indagate per i reati di sequestro di persona e omicidio oltre a diverse persone legate alla Banda della Magliana anche un sacerdote, Don Piero Vergari, l'unico esponente del mondo ecclesiastico indagato e poi prosciolto per questa vicenda. 

Per quanto riguarda la tomba di De Pedis, nel 2012 arriverà il via libera della magistratura al trasferimento, la salma del boss venne trasferita da Sant’Apolinnare al cimitero di Prima Porta per la cremazione, e la questione si chiuse lì. 

Ma la svolta presa, se confermata, sarebbe comunque clamorosa. 

Ci si chiede oggi, quali siano gli elementi effettivamente in possesso del Vaticano in relazione alla scomparsa di Emanuela Orlandi e al luogo in cui il corpo è stato sepolto. 

Sulla vicenda intervenne anche Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela che disse in proposito che: "lì dentro, in Vaticano, sanno bene cos'è successo". 

Forse si era arrivati a un passo dalla verità. 

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