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Trattativa, le conferme di Lodato e il tentativo di cattura di Matteo Messina Denaro

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Trattativa, le conferme di Lodato e il tentativo di cattura di Matteo Messina
Denaro

Dopo la testimonianza di Angeli vi è stata la deposizione del giornalista Saverio Lodato che ha confermato sostanzialmente quanto aveva già detto al processo Mori-Obinu.
Rispondendo alle domande del pm Francesco Del Bene ha quindi detto che “nella primavera-estate del 2006 mi vennero a trovare due carabinieri. Si presentarono senza appuntamento, un sabato, quando già non c'era più il servizio di portineria. Io mi ero trasferito lì da poco assieme a mia madre. Si presentarono lì dicendo che volevano parlarmi perché sapevano che ero giornalista e che si fidavano di me per certe inchieste che avevo condotto. Continuavano a comportarsi in maniera strana, guardandosi attorno, parlando a bassa voce e quando chiesi che problema c'era mi fecero capire che temevano ci fossero microfoni e telecamere. In una prima fase non dissero i loro nomi.
lodato aula bunker ucciardoneQuindi chiesi quale fosse la ragione per cui erano lì. Rimasero molto vaghi. Mi dissero che c'era un loro superiore che io avrei dovuto incontrare o che volevano che io incontrassi.. Poi loro lamentavano il fatto che avevano avuto difficoltà investigative con loro superiori. Queste erano relative ad un tentativo di cattura di Matteo Messina Denaro che in quel momento era latitante.. e poi nel corso dello scambio di battute venne fuori anche il nome di Provenzano a conferma che avevano avuto per Provenzano le medesime problematiche che si rirproponevano in quel momento di tentativo da parte loro di catturare Messina Denaro”. Lodato ha poi aggiunto: “Loro mi assicurarono che non erano andati da altri giornalisti ma quando chiesi se c'erano documenti o chi fosse il nome dell'ufficiale che avrei dovuto incontrare loro dissero che già stavano rischiando molto e che potevano essere allontanati dall'arma se si fosse venuto a sapere di quel colloquio. A quel punto io suggerisco loro di andare da un magistrato anziché da un giornalista e che in un secondo ma mi fecero capire che in quel momento non era la strada che loro intendevano perseguire. Poi mi diedero anche i loro nomi e li scrissero in un foglio. Uno era Saverio Masi e l'altro mi pare Barbaria con una lettera C. Poi scrissero anche un numero di telefono... Era chiaro che loro avevano fretta e che premevano in maniera insistente per far uscire questa cosa”. Ma Lodato non fu convinto da quella storia: “Eravamo rimasti che ci saremmo sentiti dopo qualche giorno e che ne avrei parlato con il mio direttore. Ma io non lo feci perché non avevo elementi su cui basarmi e così non portai avanti la cosa e comunicai con loro al telefono che non se ne faceva nulla”. Rispondendo ad alcune domande dell'avvocato Milio Lodato ha anche parlato del processo per diffamazione, durato 7 anni, su denuncia del generale Mori del capitano De Donno e del capitano De Caprio su una pubblicazione di un libro che lo stesso giornalista aveva scritto a quattro mani con Attilio Bolzoni e in cui si parlava della mancata perquisizione del covo di Riina. “Nel libro scrivemmo della polemica che c'era tra la Procura e dei carabinieri. Ponevamo una serie di interrogativi sulla circostanza che il covo non fu perquisito... e sul punto poi non se ne venne mai a capo... Da lì ci fu questa denuncia e si arrivò al processo. Poi Mori e De Donno ritirarono la denuncia ma per farlo in un primo momento il generale Mori chiese tramite i suoi avvocati un milione di lire, poi una cifra simbolica di cento lire. Io rifiutai ed alla fine bastò una dichiarazione in cui si diceva che non vi era l'intenzione di diffamare il generale in quanto si teneva conto anche del suo punto di vista”. L'udienza è stata quindi rinviata al 15 settembre prossimo quando saranno ascoltati la teste Fernanda Contri e al controesame di Saverio Masi. [https://www.antimafiaduemila.com/dossier/processo-trattativa-stato-mafia/61981-trattativa-tra-omissioni-e-accuse-in-scena-la-versione-angeli.html]

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